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Calcio News:

lunedì, ottobre 10, 2005

Ibrahimovich sul Corriere della Sera

Roberto Perrone
Corriere della Sera
© CORRIERE DELLA SERA



TORINO - «Parlo italiano, ma non molto bene». Stia sereno, meglio del nostro svedese. E poi, nel suo caso, parlano i piedi. Anzi cantano. Zlatan Ibrahimovic ha la faccia furbetta e le gambe lunghe che gli spariscono sotto la scrivania. Dice che Torino gli piace, che abita in centro con la sua fidanzata Helena Seger, che fa vita ritirata. «Allenamenti duri, dopo mi rilasso». Playstation, computer, musica dance, filmoni hollywoodiani (dal Padrino a Troy, passando per Scarface e Il gladiatore). Dice anche, bontà sua, che i giornalisti italiani non sono poi così male. «Qui c'è rispetto, con voi posso essere me stesso». Ma davvero? Zlatan si adatta, però patti chiari e amicizia lunga. «In Italia si sta bene. La cucina è splendida. La conoscevo, ma all'estero ci sono meno piatti».

Oltre a lingua e cucina che cosa ha imparato?

«Tanto sul campo, grazie a mister Capello. Mi piace lavorare con lui».

Lo conosceva già?

«L'avevo incontrato quando l'Ajax giocò contro la Roma. Quando ho saputo dell'interessamento della Juve, ero contento. Volevo un campionato importante. Volevo dimostrare che ero pronto per quello italiano».

C'è riuscito. Secondo Luciano Moggi, e non solo, nessuno è cresciuto tanto come lei in un anno.

«Io lavoro molto in allenamento. Voglio imparare sempre di più».

Già si parla di Pallone d'oro.

«Il mio Pallone d'oro è vincere con la Juve, vincere tutto».

La sua qualità per vincere?

«La fantasia, cerco sempre di inventare qualcosa, di essere pericoloso».

Il suo difetto?

«La testa».

In che senso?

(ride) «No, non in quello. Per essere così alto, di testa segno pochi gol. Il fatto è che ho iniziato da giovane a lavorare con i piedi».

Dove?

«Nel giardino di casa».

È sempre stato un attaccante?

«Prima ero un centrocampista offensivo, alla Nedved. Ma non correvo come lui».

Il padre di Del Piero costruì un campetto apposta per evitare che sfasciasse tutto a pallonate.

«Io stavo attento».

Visto che siamo in argomento, cosa rappresenta in questo momento Del Piero?

«Un modello. È molto importante quando gioca e anche quando non gioca. Un grande professionista».

Da ragazzo era tifoso di Ronaldo.

«Mi piace ancora adesso, mi piace il suo stile».

Potesse scegliere, quale giocatore le piacerebbe avere accanto?

«Ronaldinho».

La paragonano a Van Basten.

«Van Basten è una leggenda, ha giocato benissimo in Italia, tutti hanno visto che era il migliore. Io devo percorrere ancora molta strada».

E schivare molti difensori.

«Quest'anno è più dura: mi conoscono. Qui è difficile. Tatticamente sono molto bravi e lo sono ancora di più contro di noi».

I più duri da superare?

«Quelli del Milan. Maldini, Nesta, Stam».

Parliamo di Materazzi. Lei non sembra uno che porta rancore.

«Rancore?».

Non sembra uno che si lamenta e pensa sempre a quello che ha subito.

«Quello che succede sul campo sta nel campo, quello che è stato è stato. Fine».

Non gli ha detto: ci vediamo al ritorno?

«Ma no. Al ritorno andrò più veloce, salterò e non mi prenderà».

Un bell'atteggiamento il suo. Cosa non le piace del calcio italiano? La prova tv?

«Quella c'è dappertutto. Non mi piacciono le proteste con l'arbitro. Lo confesso: ho imparato anch'io a fare la stessa cosa».

E cosa le piace, invece?

«L'emozione, la passione dei tifosi. Vivono per il football».

Chi è il suo punto di riferimento tra i compagni?

«Thuram. Per me è come un padre, mi dice cosa è giusto e che cosa è sbagliato. Conosce tutto, ha vinto tutto».

Com'è il rapporto con Capello?

«Ottimo. Quando sono arrivato mi ha detto: ''Tu sei il mio investimento per il futuro''. Mi sono sentito subito bene».

Anche se era reduce dal gol che aveva fatto fuori l'Italia e Trapattoni?

«Cannavaro e Buffon hanno scherzato, ma tutti sapevano che facevo il mio lavoro».

Conoscendola meglio non è stato un colpo casuale.

«Cerco sempre di inventarmi qualcosa. Senza fantasia non si va avanti».

Il segreto della Juve?

«La mentalità: tutti i giocatori vogliono vincere. Pensano sempre al prossimo obiettivo. Hanno esperienza: se uno sbaglia, lo aiutano».

Senta, sia sincero, quante volte Capello si è arrabbiato con lei?

(ride) «Tante volte, ho perso il conto. Ma mi piace uno così, che ti dice le cose, che ha il controllo».

E di Moggi, che ne pensa?

«È preciso, organizzato, quello che vuole lo ottiene. Con lui ho un buon rapporto. Lui è sempre contento. Quando vinciamo».

Scudetto o Champions League?

«Lo scudetto c'è, ora la Champions League».

La Juve non ha una buona tradizione con questa Coppa.

«La tradizione è fatta per essere cambiata. Guardiamo avanti».

La sa una cosa? Non se la cava poi male con l'italiano. Schumacher, che frequenta questo Paese da più tempo di lei, non s'avventura col suo coraggio nella nostra lingua.

«Lo capisco, lui è come me. Vuole essere chiaro per tutti. Così usa l'inglese. Schumi è un grande».

Quest'anno mica tanto.

«Lui sì, la macchina mica tanto».

Le piace la F1?

«Sì, sono stato a Montecarlo, è un grande circo».

A proposito, le sue auto?

«Roba normale, tipo Porsche Cayenne».

Beh, normale...

«Ho anche l'Alfa Gta. Scriva, così a Lapo fa piacere».

Lo conosce?

«Sì, è simpatico. Sempre contento».

Roberto Perrone

1 Comments:

At 11:15 AM, Anonymous Anonimo said...

ma questo ragazzo è semplicemente un mito!!! mamma mia... io l'adoro! dai zlatan prendi la via dell'anno corso... dai per me sei un grande e lo resterai sempre... zlatan the best player in the world.. quando è al meglio solo ronaldinho ci può competere!

 

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